Download

Right-click on the Claverley Church medieval wall paintings presentation in Italian link and choose “Save target as” to download this video.

Video transcript

Guida agli affreschi della All Saints’ Church a Claverley

 

Salve, sono la dottoressa Daniela Cerimonia dell’università di Birkbeck e ho il piacere di presentarvi gli straordinari e spettacolari affreschi della All Saints’ Church a Claverley, nello Shropshire, in Inghilterra. Potrete usare questa guida per comprendere meglio gli affreschi quando visiterete la chiesa, o per stuzzicare la vostra curiosità e incoraggiarvi chissà ad esplorare la parte rurale dello Shropshire. Non ne rimarrete delusi.

Se vi avvicinate alla chiesa provenendo da sud, noterete alla vostra sinistra la vecchia parrocchia, un edificio in tavolato del tardo medioevo.

Dall’ esterno è la torre a dominare il paesaggio. La parte inferiore rivela le origini normanne (del dodicesimo secolo) della chiesa. Prima di entrare, potreste anche decidere di esplorare l’esterno della chiesa per apprezzarne le sue dimensioni e la sua pianta. L’entrata è proprio alla sinistra della torre.

Quando entrate in chiesa, sarete immediatamente colpiti dal suo elemento più notevole: un fregio di cavalieri che combattono lungo la parete della navata nord, proprio sopra le colonne normanne. Tale fregio era originariamente parte di un ciclo più ampio di affreschi. Il fregio ha degli alberi stilizzati ed una cornice decorativa reminiscente del Bayeux Tapestry (conosciuto anche come l’arazzo della regina Matilde), il famoso tessuto ricamato dell’undicesimo secolo che narra la storia dell’invasione normanna dell’Inghilterra nel 1066. Altre scene decorano il timpano di volta (la muratura tra gli archi) nella parte sottostante. Il fregio principale e le scene sottostanti risalgono all’inizio del tredicesimo secolo. La parte superiore è un aggiunta che risale al Quattrocento.

La rappresentazione di cavalieri che combattono sulla parete di una parrocchia è unica nel suo genere in Inghilterra. Solo in pochi casi, in realtà pochissimi, questi tipi di soggetti di natura apparentemente laica si possono trovare in chiese in altre parti d’Europa. Gli affreschi di Claverley sono però unici per le loro dimensioni e perchè sono rimasti nello stesso posto, in una parrocchia che ancora oggi è usata come luogo sacro. Non c’è però unanimità di giudizio su cosa tali pitture possano rappresentare, o, per esempio, se debbano essere lette da sinistra a destra o da destra a sinistra. Ci sono, tuttavia, delle chiare allusioni negli affreschi che potrebbero spiegare perchè si trovano qui.

Quando furono scoperte per la prima volta nel 1902, durante i lavori di restauro, si pensava che tali scene raffigurassero una battaglia realmente accaduta; probabilmente, la battaglia di Hastings che, come menzionato in precedenza, è raffigurata sul Bayeux Tapestry.

Per gran parte del ventesimo secolo, una delle interpretazioni più comuni sosteneva che gli affreschi rappresentassero la battaglia tra i Vizi e le Virtù. In Psicomachia, un poema del quinto secolo molto popolare durante il medioevo, troviamo sette virtù che combattono contro sette vizi. La figura apparentemente enorme, che cade dalla sella all’ingiù in modo piuttosto drammatico, è forse il vizio Orgoglio che viene abbattutto dalla virtù Umiltà? Sfortunatamente, gli affreschi non raffigurano sette cavalieri ad entrambi i lati, e non è chiaro quali cavalieri fossero destinati a rappresentare le virtù e quali i vizi. Ma anche se non si fosse trattata di una raffigurazione del poema, questo non significa che tali scene non potessero essere interpretate dai fedeli del medioevo come una battaglia tra il bene e il male. Tale lettura di tipo didattico calzerebbe con alcune delle allusioni della narrazione che troviamo nel fregio.

È stato anche suggerito che le figure cavalleresche fossero dei milites Christi, ossia dei soldati di Cristo. Questa è, infatti, una riflessione importante se si considera che, ai tempi in cui gli affreschi erano stati fatti, la gente era a conoscenza dell’idea allegorica dei “Soldati cristiani” che vestivano l’armatura di Dio – un’ immagine presente nel Nuovo Testamento, nella Lettera agli Efesini – ed aveva grande familiarità con i veri e propri “cavalieri di Cristo”, ossia guerrieri che andavano in Terra Santa per le crociate.

Il guerriero con l’aquila sullo scudo potrebbe rappresentare un imperatore. Potrebbe essere Costantino il Grande il quale, nel quarto secolo, proclamò la tolleranza religiosa nei confronti del Cristianesimo in tutto l’impero romano; o, forse, potrebbe essere l’imperatore bizantino Eraclio, la cui riconquista di Gerusalemme nel 630 era diventata parte di una popolare narrazione sulle crociate. O, piuttosto, il cavaliere potrebbe essere Carlo Magno, l’imperatore franco che regnò su gran parte dell’Europa occidentale nell’ottavo secolo. Miti e leggende su Carlo Magno erano molto diffusi e associavano l’imperatore a spedizioni crociate, soprattutto in Spagna. È, però, probabile che, anche nel medioevo, le varie allusioni presenti in queste immagini potessero esser lette in modo diverso a seconda di chi le osservava.  L’araldica stessa, ossia la pratica di identificare lo stemma su uno scudo, non esisteva ai tempi di questi imperatori; tuttavia, all’inizio del tredicesimo secolo, sarebbe stato impensabile per ogni nobile, figurarsi un imperatore, non avere uno stemma. La semplice croce sullo scudo del cavaliere dietro al presunto imperatore potrebbe, allo stesso modo, richiamare le spedizioni crociate.

Ci sono altre parti del fregio che potrebbero richiamare le guerre di Carlo Magno in Spagna. Le leggende sviluppatesi attorno a questi conflitti avevano trasformato le guerre di Carlo Magno in Crociate, nonostante tali guerre fossero avvenute circa 300 anni prima della prima crociata che fu annunciata nel novembre del 1095. Nell’ anno 778 Carlo Magno stava tornando attraverso  le montagne dei Pirenei quando la retroguardia del suo esercito fu attaccata da un gruppo probabilmente di baschi. Da lì al dodicesimo secolo tale episodio fu trasformato in un attacco da parte dei saraceni o musulmani. Questo mito si diffuse attraverso il popolare poema epico francese La Chanson de Roland, la Canzone di Orlando.

Tuttavia, le allusioni sulle pareti della chiesa di Claverley si riferiscono molto probabilmente ad un’altra versione della leggenda di Orlando, descritta nello Pseudo-Turpino che circolava per l’Europa in molte lingue. Tale leggenda era conosciuta nell’ Inghilterra del tredicesimo secolo sia in latino che in francese, ed era stata anche tradotta nella lingua anglo-normanna, una forma di francese che si parlava allora in Inghilterra. Secondo questo resoconto, durante la campagna militare in Spagna, gli uomini di Carlo Magno si prepararono una notte per la battaglia. Posero sul terreno i manici delle loro armi, che fossero aste o lance. Ma la mattina successiva alcune di queste lance erano germogliate in fiori. Queste lance speciali appartenevano ai guerrieri destinati a diventare martiri quel giorno. Quando la retroguardia, condotta dal nipote di Carlo Magno Orlando, fu presa d’attacco, lo stesso Orlando si rifiutò di suonare l’olifante per chiedere aiuto fino a quando i suoi uomini non avessero dato tutto quello che avevano. Ma a quel punto era troppo tardi e gli uomini furono uccisi prima che qualsiasi aiuto potesse arrivare.

Sebbene le scene dipinte si adattino bene a questa narrazione, la presenza di tali allusioni pone delle questioni ulteriori. Chi, tra i fedeli di questa piccola parrocchia, sarebbe potuto essere a conoscenza di questa storia, soprattutto considerando il fatto che all’epoca tale racconto circolava in latino e francese, ma non in inglese?

Il fregio è solo una parte di un piano più ampio. Un articolo del 2012 pubblicato dall’artista Christopher Barrett nella rivista The Antiquaries Journal propone la tesi che tale piano nella sua totalità ci racconti la leggenda della Vera Croce. Se vi trovate all’interno della chiesa, date le spalle alle immagini dei cavalieri che combattono e dirigete il vostro sguardo verso la parete che si trova a sud.

L’albero raffigurato qui assomiglia all’asta o lancia che germoglia presente sul fregio, sebbene si differenzi da tale immagine presente sulla parete nord, in quanto la parte superiore o estremità non risulta essere appuntita. Probabilmente, si tratta perciò di un albero stilizzato. Sembra inoltre esserci un serpente attorcigliato attorno al tronco dell’albero che potrebbe riferirisi alla storia del diavolo in forma di serpente che tenta Adamo ed Eva, il primo uomo e la prima donna nella Bibbia, e che porta alla caduta dell’uomo dal paradiso terrestre. C’è un angelo alla sinistra dell’albero – potrebbe essere l’angelo che sorveglia il paradiso dopo la caduta dell’uomo. Secondo Barrett, questa scena potrebbe essere l’inizio della leggenda della Vera Croce, raccontata nel Vangelo apocrifo di Nicodemo nel quale Set, il figlio di Adamo, viene mandato ai cancelli del paradiso per chiedere a Dio dell’olio dall’albero della misericordia con il quale ungere il padre in fin di vita. L’arcangelo Michele rifiutò la richiesta ma diede a Set un ramo di quell’albero. E questo ramo crebbe in un altro albero, il cui legno fu, secondo le supposizioni, usato per costruire la croce santa sulla quale Cristo fu crocifisso. Sopra l’arco, alla destra delle canne dell’organo, potrete appena discernere un’altra figura con un angelo.

L’arco di fronte al presbiterio (che include l’altare) rivela tracce di un altro dipinto, di solito considerato essere Il Giorno del Giudizio, una raffigurazione di Cristo nel giorno del giudizio universale. Ciononostante, è impossibile da capire con certezza.

Vale anche la pena cercare le enormi croci di consacrazione che si trovano sulla parete ad ovest. Croci di questo tipo erano spesso aggiunte nelle chiese medievali quando un edificio veniva riconsacrato a seguito di una nuova costruzione o di modifiche significative.

Tornando indietro verso la parete a nord con il fregio raffigurante i cavalieri, è utile notare che i due antichi imperatori menzionati in precedenza, e forse rappresentati dai guerrieri che indossano lo scudo con l’aquila, erano un tempo specificatamente associati alla Vera Croce. Si riteneva che la madre di Costantino, Elena, avesse trovato la Vera Croce e che Eraclio l’avesse riportata a Gerusalemme. Nella battaglia di Hattin del 1187, le truppe del leader musulmano Saladin avevano preso una reliquia della Vera Croce dall’esercito cristiano, prima di conquistare, tra le altre fortezze cristiane, la città santa di Gerusalemme. Queso episodio condusse alla terza crociata. Sia le pareti a nord che quelle a sud potrebbero, perciò, riferirsi alle crociate così come alla battaglia allegorica tra il bene e il male. Infatti, nella letterature di quei tempi le crociate erano a volte anche presentate come emblematiche del conflitto tra Bene e Male.

A questo punto potreste chiedervi, perchè queste immagini furono dipinte in una parrocchia dello Shropshire? Claverley non era una parrocchia qualunque in quanto apparteneva al collegio reale di St. Mary Magdalene vicino Bridgnorth. Il castello di Bridgnorth era una roccaforte del regno di grande importanza e anche sede del rappresentante locale del re, lo sceriffo di Shropshire. Affreschi come questi, che evocavano l’ideologia delle crociate, sarebbero potuti servire come incoraggiamento per reclutare i crociati ed aumentare il sostegno finanziario. Enrico II aveva ordinato che fossero messe delle cassette in tutte le chiese per riscuotere le tasse per finanziare le crociate. E tale ordine fu anche rafforzato dal papa Innocenzo III il quale promulgò un editto simile per tutto il popolo cristiano nel 1199.

Ora soffermiamoci a guardare le immagini sotto il fregio, nello spazio tra gli archi. David Parks, dell’istituto Courtauld di Londra, sostiene che queste scene raccontino la storia di Margherita di Antiochia. Margherita rifiutò di sposarsi o di rinnegare la sua nuova fede cristiana. Tra le varie torture che le erano state inflitte, ricordiamo quella quando era stata inghiottita da un drago. Ella fu, successivamente, in grado di uscirne quando la croce che portava lacerò le parti interne del drago. In una di queste immagini, Margherita sembra emergere dal dentro del drago mentre gli angeli la stanno a guardare. Qui indossa un lungo vestito grigio ma che, originariamente, era bianco piombo lucente. Un’altra immagine più danneggiata mostra chiaramente una mano che tiene una croce.

Insieme alle possibili allusioni riguardanti il  destino fatale della retroguardia di Carlo Magno di cui abbiamo già parlato, si può notare qui il tema connesso del martirio che, senza dubbio, era inteso come ispirazione per i fedeli della chiesa posizionati al di sotto.

Quando le scene sopra che formano il lucernario furono aggiunte nella chiesa nel Quattrocento, si proseguì con la tradizione degli affreschi a Claverley. Guardando in alto, si possono notare dei dipinti ritraenti coppie di santi o apostoli tipici di una chiesa medievale.

Guardando di nuovo sotto il fregio, che è di grande effetto, si possono trovare ulteriori esempi di pittura sulle colonne del primo periodo normanno. Le tracce di un santo con la barba o di un angelo risalgono probabilmente ad un periodo successivo nel tredicesimo secolo. Sulle colonne stesse, si possono notare tracce di arte muraria atte a sembrare come se la pietra fosse stata lavorata. Tutto ciò era stato fatto per conferire all’edificio un aspetto più solenne.

Finora, vi ho fornito una guida solo agli affreschi di Claverley. È, tuttavia, necessario considerare tali esempi nel contesto più ampio di questa bellissima chiesa. Assicuratevi dunque di guardare anche i monumenti tardo-medievali, e di apprezzare le fini decorazioni delle finestre e le due fonti battesimali. Una si pensa sia del periodo anglosassone e l’altra di quello normanno, sebbene quest’ultima potrebbe anche essere una fonte più antica rimodellata secondo i gusti normanni.

Vi potrebbe interessare saperne di più su Claverley o sugli affreschi medievali.

Questa guida è il risultato di un progetto dell’università di Bristol, sponsorizzato dalla Leverhulme ed intitolato “Carlo Magno: un’ icona europea”.